Libri becchino

Libri su becchino, con la parola becchino

L'amore che torna (pagina 87)
di Guido da Verona (estratti)

... » XI Becchino che mi seppellirai, se tu sapessi che i morti parlano, avresti certamente un senso di paura nel compiere il tuo lugubre mestiere ... Ma questo che importa? È un bisogno bizzarro che i morti hanno di essere una volta sinceri, quando più non li vigila nessuna prudenza umana, quando più non li stringe alcuna vanagloria di sè stessi, e nel becchino che li sdraia dentro la cassa di freddo rovere vedono quasi un ultimo funzionario della società umana, che viene per buttarli nella fossa come in un sacro immondezzaio; un funzionario alieno da metafisiche, immemore d'essere a sua volta un cadavere imminente, quindi una persona di buon senso, che valuta l'uomo e la sua spoglia con ammirevole semplicità ... Tu hai, becchino, l'abitudine della morte; non la temi non la veneri, non la compiangi; con te si può dunque parlare ... Poichè, di fatti, ogni vita finisce in polvere ed ogni uomo ha nel mondo il suo becchino che l'aspetta ... E mentre il mio becchino porta me al cimitero, avviene che il suo proprio lo rasenti gomito a gomito, e passando gli getti un mozzicone di sigaro fra i piedi ... Ho scritto il libro della mia vita; vi manca una pagina: te la racconto, becchino ... Fra le tante cose delle quali non ho saputo rendermi conto nella vita, è quella di non aver saputo comprendere come mai, fra i tanti mestieri che vi son da fare al mondo, un uomo possa liberamente scegliersi quello del becchino ... «Brav'uomo, — ti dirò, senza muovere la bocca suggellata, — brav'uomo, fa piano! e bada che non cápita spesso ad un volgare becchino par tuo di mettere sotto la terra un uomo quale io fui ... Questa, becchino, è la sintesi di tutto: «Inutile ...
L'amore che torna (pagina 88)
di Guido da Verona (estratti)

... Sì, becchino, queste orgogliose parole non ti faccian sorridere ... Fa piano a depormi nel féretro, o scortese becchino! ... Ma ora, prima che il coperchio di piombo mi sia la più diuturna coltre, ora domandano con paura — (e non le odi tu forse?) — domandano: «Quale?» Becchino disattento, becchino privo di urbanità, poichè non posso io rispondere con le mie suggellate labbra, e tu per me rispondi: «Amò di voi la più lontana, quella che si chiamò «Perduta», quella che si adornò per lui d'un nome ancora più torbido, «Sconosciuta? ... A lei dillo, becchino, a lei sola ... » Ma perchè indugiarmi a discorrere con te, o becchino che mi sei ancor distante, quando la vita è tuttora bella, ed in queste giornate di sole Roma splende, quasi fosse un mosaico di gioielli, e sembra tuttavia la città miracolosa dove il destino d'un uomo, la sua giovinezza, i suoi liberi sogni possono ad ogni giorno rifiorire? Orsù amici! Sono ancora quel patrizio romano che vi stupiva con le sue liberalità; ho ancora banchetti sontuosi da offrire all'ingordigia dei parassiti, lucenti sale da schiudere agli ozi delle mie clientele; ho ancora eleganze da insegnare, denaro da spendere, ottimi cavalli da cavalcare, magnifici cocchi sui quali trascinarvi nei viali delle profumate ville romane, mentre lontano, al vento, si disperderà in un leggero nembo di polvere il confuso rumor d'applausi e l'ira delle attonite platee ...