Pugh: Troppe macchine, questo è. Una volta ero un genio...


Autore: Nigel Kneale

Pugh: Troppe macchine, questo è. Una volta ero un genio matematico, sapete? Davvero, non sto scherzando. Da ragazzo ero un vero prodigio. Anche quando mi sono unito a vostro padre ero ancora capace di calcolare a mente con esattezza la traiettoria di un missile...Paula: Lo so. Papà dice che non ha mai conosciuto nessun altro in grado di fare altrettanto.Pugh: Adesso invece, da quando ho imparato a premere un pulsante... Il mio cervello non riesce più a fornirmi delle idee.Paula: Leo...Pugh: E senza idee gli uomini diventano tali e quali alle macchine. (E si passa una mano sulla fronte). L'idea! Concepire qualcosa! Ecco che cosa mi ha portato qui. L'idea di tracciare rotte spaziali per astronavi. Strade a quattro dimensioni che seguono la curva delle relatività, asfaltate con la miglior marca di continuum...Paula: Parlatemi di quando eravate un bambino prodigio!Pugh: Oh... È cominciato alle elementari. La maestra si divertiva a farmi fare calcoli complicati giusto per il gusto di vedermi dare la risposta... così! (Fa schioccare le dita). Le piaceva immensamente stupirsi ogni volta. "Oh, Leo", esclamava. "Farai molta strada. In te vedo un gran benefattore dell'umanità!" Bella roba. E voi Paula, sentiamo, che tipo di bambina eravate?Paula: Io avevo paura del buio.Pugh: Magnifico! Ottima reazione normale.Paula: Non del tutto normale. La mia era una paura scientifica.Pugh: Davvero?Paula: Sì. Nei miei incubi mi trovavo sempre a bordo di un'astronave costruita da papà... Per essere sinceri quell'astronave assomiglia terribilmente alla vecchia automobile che avevamo a quei tempi. Comunque io ero a bordo, e finivamo per sbagliare strada, così ci trovavamo immersi nel buio per sempre!


Citazione di una frase tratta dall'opera Progetto Quatermass di Nigel Kneale.


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