Aveva fatto di se stesso un campione di quella vita......


Autore: H. G. Wells

Aveva fatto di se stesso un campione di quella vita dell'umanità comune, antica e venerabile, inalterata attraverso i secoli – tranne di tanto in tanto per le provvidenziali punizioni di qualche eresia transitoria – della semplice, antica, bella storia dell'infanzia, dell'istruzione, amore, attività, famiglia, onore, e naturale passaggio alla veneranda vecchiaia, e a una morte piena di luminosa speranza. Era una storia terrena, nel migliore, nell'onesto e pio senso rustico, e al tempo stesso profondamente spirituale. Questa esistenza, con il passare dei secoli, si era sviluppata in un'alternativa stimolante di semina e raccolto, di freddo e di caldo, di sete e di fame, di desideri ragionevoli e di soddisfazioni modeste. Di tale materiale era fatta la storia, e in questo manufatto solido e resistente erano ricamati i grandi personaggi storici, con una drammaticità vivida e sgargiante come un messale miniato. La storia raccontava delle loro conquiste, trionfi, glorie, eroismi, tragedie commoventi e ammirevoli sacrifici. Erano tutti di formato molto più grande dell'umano – come i monarchi e gli dèi di un bassorilievo assiro – mentre la gente comune si aggirava sotto i loro piedi, secondo la migliore tradizione storica. Così era stato. Così sarebbe continuato fino a che l'Onnipotente avesse ordinato di calare il sipario, e avesse richiamato gli attori dai loro vari camerini per dar loro il giusto compenso. (p. 46)


Citazione di una frase tratta dall'opera Gli astrigeni di H. G. Wells.


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