Yulin, Boknal e i vari festival osteggiati dagli animalisti

Anche coloro che non si interessano di animali (o di animalismo in generale), avranno sentito abbondantemente parlare del festival di Yulin, che ha luogo nella provincia cinese di Guangxi ogni solsizio d'estate, proprio per celebrare l'arrivo della bella stagione. Del festival cinese si è ampiamente discusso anche durante i telegiornali, sono state organizzate, firmate e infine consegnate petizioni da tutte le parti del mondo, anche i non-animalisti si sono opposti alla tradizione di Yulin, ma è tutto esattamente come prima: tutti gli anni viene celebrato questo festival che vede coinvolti circa diecimila animali, che prima di essere macellati attraverso sistemi antiquati e crudeli vivono in spazi angusti, tra gli altri cani e gli altri gatti che faranno la loro stessa fine.

Il festival non è, come si diceva, "un'antica tradizione cinese da rispettare": lo Yulin è iniziato da pochi anni e, probabilmente, soltanto per via della fonte di guadagno che rappresenta. Contrariamente a quanto pensino tutti quanti, gli animalisti non si indignano soltanto per la macellazione di cani o altri animali da compagnia in sé, ma più che altro per le modalità con le quali vengono uccisi e allevati quegli animali prima del fatidico momento, e soprattutto per i modi con cui vengono acquistati dai macellai. Ovvero, specialmente poco prima del festival di Yulin, se i numeri dei cani randagi catturati per strada non sono abbastanza elevati, i macellai si dirigono nelle abitazioni con giardino e rubano i cani di proprietà: soprattutto questo, che inizialmente appariva come una leggenda, ha scatenato l'indignazione della collettività. Lo Yulin, perciò e fortunatamente, non è più nell'ombra ed è al centro di tutte le petizioni e le battaglie animaliste: ma c'è un altro festival che si potrebbe definire addirittura peggiore di quello tanto odiato, che si svolge in Corea del Sud nel corso del mese di agosto.

Curiosità: nel contesto delle frasi belle, parte di questi concetti viene trattata nel libro Sodoma e Gomorra con la seguente bella frase:

"Ho scritto per me, dice alle venerabili matrone che leggevano le sue opere di nascosto, e che l'accusavano di non scrivere per le donne oneste, ho scritto per me, pel ginnasio, per le terme: gli studiosi sono da questa parte, ritiratevi dunque, noi ci svestiamo; andate via se non volete veder uomini nudi! Qui, dopo aver bevuto, Tersicore, coronata di rose, abdica il Pudore, e nell'ebrezza, non sapendo più cosa dire, invoca ad alta voce ciò che Venere trionfante riceve nel suo tempio al mese di agosto, e ciò che il villico mette in sentinella in mezzo al suo giardino, quello che la vergine casta non può guardare se non mettendosi la mano sugli occhi.» ed allargando le dita, aggiungiamo noi"


Il Bok Nal ha luogo, secondo la credenza popolare, per combattere il caldo: proprio secondo queste credenze, mangiare carne di cane non solo gioverebbe alla salute, ma aiuterebbe a combattere il caldo estivo. Nel corso del Bok Nal vengono bolliti vivi centinaia e migliaia di cani, gatti e vari animali da compagnia. E, anche qui, l'allevamento non basta a compensare la richiesta: per questa ragione anche in Corea del Sud i cani vengono rubati ai legittimi proprietari.

Aveva fatto scalpore, appunto, tra gli animalisti, la fotografia del cane macellato che indossava ancora con il collare con annessa medaglietta che gli era stato probabilmente infilato dal suo proprietario. Insomma, questi festival non sono soltanto squallidi dal punto di vista delle modalità con le quali si svolgono, ma sono anche all'insegna del peggio: l'ingiustizia non riguarda soltanto l'uccisione immotivata, ma anche il dolore sconfinato di un proprietario che non può o non vuole immaginare la fine del proprio cane. Nelle apposite fattorie vengono allevati cani di tutte le razze, anche incrociati liberamente e senza alcun controllo sulle nascite e sulle malattie, ed in particolar modo dogo argentino e chow chow, per via della presunta prelibatezza della loro carne.

Sostanzialmente, questo fenomeno per quanto si stia diffondendo in queste regioni, è anche abbondantemente contrastato proprio nelle terre di origine, dove oltre il 50% dei cinesi o degli abitati della Corea del Sud non approva né lo stesso festival né il consumo della carne di cane. Si dice che tutte le grandi battaglie animaliste siano terminate con una vittoria, infatti tutti ricorderanno i beagle destinati alla vivisezione di Green Hill: sarà la stessa cosa per i festival della carne di cane? Quel che è certo è che la mobilitazione di coloro che prima non si interessavano ai cani sta aumentando sempre di più, e forse questo porterà dei risultati concreti.

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