Sacro di Birmania: tra carattere e storia

Se c'è una razza di cui bisogna necessariamente parlare, si tratta del Sacro di Birmania, alternativamente definito Gatto Birmano. E' una razza molto diffusa sia in Europa che in Italia, dalla storia particolarissima, dalle leggende che hanno sempre affascinato tutti i gattofili ma anche coloro che cominciano ad informarsi sull'argomento "solo" perché desiderano acquistare un gatto. Come al solito, per capire a cosa è dovuto il carattere del Sacro di Birmania bisogna conoscere la sua storia e, perché no, lasciarsi incantare dalle leggende che circolano sul suo conto.

La leggenda del Sacro di Birmania riguarda un monastero; si narra che ogni monaco avesse un gatto simile all'attuale Gatto Birmano, ed uno di questi, Sinh, era particolarmente affezionato al suo proprietario, tanto da mettersi in meditazione davanti alla statua principale del monastero assieme a lui. Si dice che un giorno siano entrati dei fanatici e che abbiano ucciso tutti i monaci lasciando per ultimo Kittah Mun Ha, il padrone del gatto Sinh, che in quel momento era assorto nella sua preghiera dinanzi alla statua dagli occhi zaffiro. A questo punto i delinquenti uccidono Kittah Mun Ha, risparmiando il suo gatto Sinh, che da quel momento in poi lo veglierà iniziando a meditare davanti alla sua statua ed assumerà il suo stesso aspetto; gli stessi occhi azzurro cielo, lo stesso manto dorato e la stessa smisurata eleganza. E' così che la leggenda spiega l'attuale aspetto del Sacro di Birmania, ma la vera storia, quella documentata, è alquanto differente. Stando infatti alle fonti, sembrerebbe che il Gatto Birmano abbia fatto il suo ingresso in Francia, laddove la razza è stata selezionata, migliorata e perfezionata, grazie all'abate Yotag Rooh-Ougji che consegnò una coppia di gatti nel corso della prima metà del Novecento a due francesi, Auguste Pavin e il suo consorte. Purtroppo, però, soltanto la giovane e bellissima Sita, esemplare di gatto birmano dell'epoca, sopravvisse al viaggio via mare che ebbe luogo dall'Oriente alla Francia; la signora Pavin restò catturata dai meravigliosi tratti del Sacro di Birmania e seguì la bella Sita nel corso della sua gravidanza con molto impegno e molta determinazione. A causa della sfortuna che sembrava perseguitare la discendenza, nessuno dei gattini riuscì a venire alla luce; Orloff e Xenia, una nuova coppia di Sacri di Birmania in Francia, riuscì a far nascere dei cuccioli meravigliosi in perfetto stile del gatto birmano, dando così il via alla partecipazione della razza alle esposizioni di bellezza feline e rendendo la razza sempre più diffusa sul suolo francese (è infatti alla Francia che si deve la paternità della razza per il grande lavoro svolto) e sul suolo europeo.

Come abbiamo potuto dedurre dalla leggenda del monastero, il Sacro di Birmania è un gatto particolarmente calmo e devoto, riflessivo, molto fedele al padrone (contrariamente a quanto si possa dire dei gatti). Si tratta di un micio così pacato e controllato, perfettamente in sé in ogni occasione, che gli si può lasciare anche perennemente una ciotola stracolma: saprà come regolarsi senza esagerare né mangiare troppo poco, ovviamente a partire dall'età adulta. E' un gatto che, sebbene sia calmo e riflessivo, sa essere anche giocherellone ed espansivo, e per questa ragione può essere un gatto ottimo per il gioco con i bambini e per la convivenza con loro. E' un micio che sa come comportarsi in ogni occasione, non esagera mai in tutte le sue manifestazione, non è uno di quei gatti che si mette a miagolare ossessivamente nel corso del bagnetto: è molto posato, rilassato ma sa anche ribellarsi se opportuno, difendendo ciò a cui tiene. Scegliere un Sacro di Birmania vorrà dire, perciò, intraprendere un cammino meraviglioso in compagnia di un gatto dalle mille particolarità, tutte da scoprire.

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