Niente adozioni al Sud o per i cacciatori

Molto spesso, a chiunque, anche a coloro i quali non desiderano adottare un cane o non si occupano dell'argomento, sarà capitato di trovare un appello per far adottare un cucciolo, un cane da caccia o un qualunque altro tipo di quattro zampe. Sarà capitato anche di leggere, in fondno all'appello, tutti i vari 'divieti' che vengono spesso inseriti negli appellli dai volontari, per scoraggiare i potenziali cosiddetti "perditempo". Tra questi divieti si trova spessissimo un "no persone che abitano al Sud", oppure "no adozioni dalle regioni meridionali", e l'immancabile "no cacciatori". Per quale motivo? Si tratta soltanto di pregiudizi e discriminazioni, o ci sono delle ragioni fondate dietro tutte queste imposizioni da parte di associazioni, canili e volontari?

All'interno degli appelli è consuetudine inserire, alla fine del testo, tutti i divieti. Molto spesso si può trovare "no bambini" o "no anziani": non si tratta di discriminazioni, né in questo né in tutti gli altri, si tratta molto spesso di cani non socializzati nei confronti dei piccoli umani oppure con dei problemi comportamentali che non li rendono adatti alla convivenza o con i bambini o proprio con le persone di età più avanzata. Si tratta quindi di una protezione sia nei confronti del potenziale adottante, che potrebbe ritrovarsi in casa un cane dal carattere inadatto alle esigenze, sia nei confronti del cane stesso che potrebbe essere restituito da una famiglia resasi conto dell'inadeguatezza dell'amico a quattro zampe. Per questa ragione è comune trovare divieti di questo genere: anche se spesso può apparire un modo di discriminare o un atteggiamento troppo selettivo verso gli adottanti, spesso è indispensabile per creare il binomio perfetto. Questo dev'essere l'unico vero obiettivo di un volontario serio, trovare una persona corretta per il cane e un cane corretto per una persona, non dare il cane al primo che capita per facilitare le adozioni.

Curiosità: nel contesto delle frasi belle, parte di questi concetti viene trattata nel libro Marocco con la seguente bella frase:

"Nato in Algeri di famiglia francese, vissuto molti anni in Italia, e marito d’una spagnuola, non solo parlava con uguale facilità le lingue dei tre paesi; ma ritraeva egualmente del carattere dei tre popoli, sentiva tre equivalenti amori di patria, era insomma un latino uno e trino, che si sarebbe trovato a casa sua così a Roma, come a Madrid, come a Parigi"


Altrettanto spesso all'interno degli appelli si possono trovare proibizioni come "no giardino", o "no balcone, sì giardino": anche in questo caso non si tratta di discriminazioni o di 'fissazioni' come spesso vengono definite, ma di scelte compiute dai volontari per il bene degli stessi cani. Molti di questi infatti hanno l'istinto a fuggire e per questa ragione sarebbe preferibile non farli adottare in una casa con il giardino; dietro alla scelta del balcone potrebbe esserci lo stesso motivo, od altrimenti un cane che salta e che ha già avuto esperienze di questo genere. Passando però al punto scottante, in moltissimi appelli sui cani da caccia si trova il famosissimo "no cacciatori". Questo avviene molto spesso per via del fatto che i volontari si trovano a dover effettuare recuperi di cani da ferma, segugi o cani da caccia tenuti in condizioni disumane dai cacciatori, ossia da coloro che dovrebbero tenerci alla salute dei propri cani; inoltre il divieto viene spesso inserito anche per coerenza all'idea animalista che vede la caccia come uno sport di uccisioni immotivate. Naturalmente, a causa del fatto che non tutti i cacciatori fanno vivere in pessime condizioni i cani, anzi, molto spesso si creano binomi meravigliosi, alcuni volontari non hanno nessun problema ad affidare setter inglesi o altri cani di questo genere a delle persone davvero in gamba e capaci.

Circa invece il divieto delle adozioni al Sud, si tratta di tutt'altro che un pregiudizio: è semplicemente a causa del randagismo straripante delle regioni meridionali. E' preferibile per i volontari portare i cani del territorio al Centro o al Nord, dove il randagismo è minore, ed incentivare le adozioni dagli stessi canili per tentare di far migliorare la situazione che in alcuni luoghi è davvero critica. In nessuna occasione, dunque, si tratta di pregiudizi, ma semplicemente di prevenzione per il benessere del cane e della famiglia che andrà ad adottarlo.

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