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Indipendenza e opportunismo, leggende sui gattiLa prima cosa da sfatare è senza alcun dubbio l'opportunismo. Per essere davvero opportunista, si presuppone che un gatto abbia fatto un ragionamento secondo cui 'devo comportarmi bene, altrimenti il mio padrone non mi da' il cibo', od altrimenti 'vivo qua e non me ne vado solo perché qui ho cibo'. Ovviamente ciò non è possibile, perché nessun animale può arrivare a fare questo ragionamento, al massimo se si tratta di un gatto randagio che viene rifocillato in un determinato luogo può ritornarci, perché sa che troverà sempre cibo; un gatto di casa non arriverà mai a pensare che potrebbe eventualmente diventare randagio e non avere più di che mangiare. Gli animali, tra cui naturalmente i gatti, sono inoltre sprovvisti di qualunque senso morale; se il gatto graffia chi l'ha precedentemente nutrito, non significa che sia ingrato, ma semplicemente che l'abbiamo infastidito in qualche modo. Si dice che esista la gratitudine negli animali, ma non è così in tutti i casi e non bisogna pensare sciocchezze o risentirci nei confronti del gatto. Non è detto che, ad esempio, un gatto salvato dal gattile riesca a capire che noi l'abbiamo adottato, che è grazie a noi se non vive più in gabbia. Si tratta indubbiamente di animali molto intelligenti, ma non per questo bisogna credere che siano in grado di strutturare ragionamenti addirittura umani. Un gatto potrà sentirsi più felice o sereno in nostra compagnia e quindi farci effusioni; non è sinonimo di gratitudine e non annullerà questa fantomatica gratitudine graffiandoci o soffiando contro di noi.
Quanto all'indipendenza, questa non è del tutto una leggenda: non è affatto vero che tutti i gatti sono degli asociali e preferiscono rintanarsi in piccoli angoli della casa piuttosto che entrare in contatto con noi, bensì semplicemente esistono razze di gatti che non credono di avere bisogno di una guida, che quasi sempre individuano nel proprietario, e che non hanno alcun bisogno di perenne contatto fisico. Sussiste quindi una diversità in confronto al cane: si tratta appunto di una diversità, che da alcuni potrebbe essere apprezzata e da altri meno, ma né di un difetto né di un pregio. Più semplicemente, il cane necessita di vedere la figura di capobranco in tutto il giorno, di stare con la sua famiglia (il branco), di entrare a far parte della vita quotidiana, il gatto non necessita di nessuna figura di riferimento, è un animale sociale ma in lui non esiste la natura di animale da branco. Non dimentichiamo quindi che il gatto non è umano (e questo non significa che vada trattato al meglio e che si debba desiderare per lui una vita meravigliosa, qualunque contesto sia il nostro, se volontari di gattile o suoi proprietari); i ragionamenti non sono simili a quelli degli umani, quello che desideriamo noi non è detto che lo desideri lui. E ciò non vuol dire affatto che le leggende metropolitane e le dicerie siano davvero reali: significa che bisogna sempre pensare ed agire con cognizione di causa, cercando di distinguere con le basi scientifiche ed etologiche a portata di mano, ciò che è vero da ciò che non lo è. Tag: gatto gatti noi tutti sempre cibo significa pensare gratitudine Argomenti: ragionamento secondo, gatto randagio, perenne contatto, animale sociale Altri articoli del sito ad argomento Gatti del canale Animali ed affini: Cosa dare da mangiare a un gatto adulto Blu di Russia: un pelo che incanta Come accarezzare un gatto nel modo corretto Angora turco: facile confondersi, anche se è unico Il gatto siberiano: ottimo per chi è allergico Libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Garibaldi di Francesco Crispi (pagina 4) Il colore del tempo di Federico De Roberto (pagina 36) L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza (pagina 26) I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi (pagina 13) Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni (pagina 11) |
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